Etichettato: Maria Bacchi
Nuovo incontro fra le associazioni mantovane il 2 luglio, mettiamoci in rete
“Nuove parole, nuovi metodi, come fare?”
- Costituzione: diritti, uguaglianza, differenza, diversità;
- Globalizzazione;
- Mafie, economia e politica;
- Nuove cittadinanze;
- Fisionomia politica delle nuove destre (totalitarismo, fascismo, neonazionalismo, razzismo) e la loro capacità di penetrazione nel senso comune, nella psicologia e nell’immaginario di massa.
Incontro fra Associazioni: diventiamo opinione fra la gente
Rete delle Associazioni
- A) Da tutti, pur con diversi accenti e sfaccettature, è venuta la convinzione che sia necessario cercare modalità di raccordo e condivisione per dare a ciascuna associazione una prospettiva più marcatamente politica nel senso cioè di far diventare il lavoro specifico di ciascuno più forte e capace di farsi sentire, farsi opinione, incidere maggiormente sull’opinione pubblica e quindi anche sulle forze politiche che dovrebbero sapersi aprire e farsi carico di dare rappresentanza ai bisogni e alle istanze più reali, più vive e nuove, capaci di progettare un futuro diverso.
- B) Per dare sostanza al mantra “di una politica nuova e diversa” è necessario mettere insieme le nostre esperienze, ma soprattutto aprirsi a chi può avere davvero “cose nuove da dire”. Notevole è stata l’impressione che hanno lasciato i giovani stranieri presenti, i loro interventi lucidamente puntuali e in questo senso mi è parso quanto mai significativo l’intervento verso fine serata di Maria Bacchi, su cui non si è potuto discutere e che mi è parso in parte non capito. Quando Maria dice di ascoltare le voci di “altri” da noi (altre culture per età – giovani, ah trovarli! – per genere – le donne -, per provenienza, per religione, ecc..) non intendeva, credo, indicare un tema da trattare bensì un modo diverso di approcciarsi e affrontare i problemi. Se non sappiamo modificare il nostro modo di ragionare introducendo elementi dirompenti i nostri schemi mentali, rischiamo di ripeterci, di restare prigionieri nell’ambito di una visione e di un’analisi che in fondo non crea alcunchè di veramente nuovo e diverso. Come qualcuno ha ben ricordato (il pessimismo qualche volta puù aiutarci a capire almeno l’urgenza e la necessità di cambiare!) ci sono stati mille altri tentativi di raccordarsi e di tentare una progettazione di un lavoro diverso. Se non vogliamo che anche questo tentativo abbia lo stesso esito, dobbiamo cercare di darci un altro respiro e avere il coraggio di uscire dalle nostre visioni e dalle nostre strutture mentali e culturali sostanzialmente conservatrici perchè legate a visioni e analisi in fondo ancora fortemente ancorate a elementi datati nel tempo.
- C) Alla fine, fra i pochi rimasti, si è deciso quindi di provare a mettere giù qualche indirizzo di lavoro, farlo circolare per commenti e integrazioni e vedere se non sia davvero possibile programmare quella giornata di incontro che alcuni di noi avrebbero già voluto realizzare, ma che giustamente va meglio preparata perchè appunto non sia la ripetizione di vecchie proposte, di risaputi confronti, di analisi convenzionali.
Una brutta storia di Articolo3_MN
Ci preoccupa molto che il contrasto alla clandestinità passi attraverso i bambini e la scuola: ci pare un nuovo atto di spregio alle convenzioni internazionali sulla tutela dell’infanzia che anche l’Italia, ribadiamo, ha sottoscritto (altri ne abbiamo segnalati a proposito dei ‘minori non accompagnati’ passati per il territorio della nostra Provincia).
Una brutta storia (di Articolo 3_MN)
C’era una volta una scuola lontana lontana, ma non lontanissima in fondo, da noi di Articolo3. Lì c’era una classe di ragazzine e ragazzini, piccoli ma non troppo piccoli, con i loro due maestri. Come in ogni classe di quella città, la maggioranza dei bambini era nata in Italia da genitori italiani; altri, però, avevano genitori nati in paesi lontani e anche i bimbi stessi qualche volta erano nati in quei luoghi remoti. Uno di questi, una bimba che chiameremo Consuelo, veniva da oltreoceano, da un paese pieno di sole. Ma era contenta anche qui: la sua mamma lavorava e andava ogni giorno a prenderla a scuola; aveva un cagnolino, tanti amici e due maestri che le volevano davvero bene.
Una mattina bussò alla porta dell’aula un signore; uno dei maestri uscì con lui in corridoio e gli chiese chi fosse; l’uomo, in borghese e con fare un tantino arrogante, si presentò come un rappresentante delle Forze dell’Ordine e disse che voleva avere informazioni da Consuelo sulla sua famiglia. Guardando la fotografia della classe appesa alla porta dell’aula, chiese al maestro di indicare quale fosse Consuelo. Il maestro, un po’ preoccupato ma deciso a proteggere la bambina, disse a quel signore di andarsene subito e, se mai, di chiedere informazioni al Direttore della scuola. Il rappresentante delle Forze dell’Ordine allora andò dal Direttore che, poco dopo, telefonò ai maestri ordinando loro di dare all’Uomo in Divisa tutte le informazioni che voleva, dato che dietro c’era una brutta storia di traffico di droga e di clandestini nascosti in casa. Ancor meno convinti, i due coraggiosi maestri depistarono l’Uomo dell’Ordine per tenerlo lontano da Consuelo. Passò un po’ di tempo, poi i due maestri vennero convocati in un ufficio delle Forze dell’Ordine. Il Comandante e il Direttore erano lì ad attenderli. Come il lupo e la volpe della nota favola di Collodi, alternarono gentilezze e durezze: «Siete stati troppo apprensivi, nessuno voleva far niente di male alla piccola. E poi, oggi come oggi, chiunque può parlare con un bambino. Potremmo forse incriminare un signore che al supermercato, si fa per dire, chiedesse: “Bel bambino dove abiti? E la tua mamma come si chiama?”. Sono domande che chiunque può fare; e voi dovreste imparare a obbedire al vostro Direttore». Il fatto strano è che qualche giorno prima quando, molto preoccupati, i maestri erano andati di loro iniziativa in uno di quegli uffici dell’Ordine per chiedere informazioni su quella strana visita, un altro Comandante aveva detto che no, che quello che gli raccontavano non sarebbe dovuto accadere e che nessuno poteva aver dato quell’ordine.
In uno dei colloqui per tentare di tranquillizzarli (o di intimorirli?) qualcuno disse che non di droga si trattava, ma della notifica di un foglio di via per un giovane zio di Consuelo, uno di quelli che oggi si chiamano clandestini. Come i passeggeri non paganti della navi di un tempo. Una notifica attraverso una bimba? O solo la richiesta di indirizzi e numeri di telefono per notificare, appunto, la notifica?
Sarà venuta a conoscenza la mamma di Consuelo di questa brutta faccenda? Non lo sappiamo. Ma deve essersi comunque preoccupata per il futuro della sua bambina in questo Paese dove in qualche scuola cominciano a entrare gli Uomini dell’Ordine per interrogare i bambini sui loro parenti, e dove sui muri di certi villaggi compaiono manifesti che incoraggiano i cittadini a denunciare i clandestini. Così, prima di Natale, Consuelo, verrà affidata a una hostess che le farà fare un lungo viaggio su un aereo e, sorvolando l’oceano, tornerà in quel Paese lontano dal quale la sua famiglia era partita in cerca di una vita migliore. Forse questa notizia piacerà agli Uomini dell’Ordine e anche a certi Direttori che dicono che quelli lì, gli ‘stranieri’, sono troppi e che dovrebbero tornarsene là da dove vengono. Come farà la bambina Consuelo, alla quale nessuno ha mai notificato un foglio di via.
Questa storia non ha nomi veri, né protagonisti facilmente identificabili, dato che in questo clima tanta gente è intimorita e non ha voglia di guastarsi i rapporti con le Autorità Scolastiche o, tantomeno, con gli Uomini dell’Ordine.
Chi lavora con i bambini e le bambine, con le ragazze e i ragazzi è bene che sappia però, dal momento che cose di questo genere possono accadere ancora, come deve comportarsi nel rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali che anche l’Italia ha sottoscritto. Leggi che valgono per tutti, anche per i Direttori e per i Tutori dell’Ordine; in questo caso sarebbe stata necessaria l’autorizzazione di un tribunale e/o la nomina di un garante.
Se la ‘favola’ che vi abbiamo raccontato fosse basata su fatti veri, e guardate che potrebbe proprio essere così, la potremmo leggere come un ennesimo ‘effetto collaterale’ del cosiddetto Pacchetto Sicurezza. Uno dei più spregevoli, forse, dato che colpisce bambini e adolescenti.
Maria Bacchi