Categoria: DISCUSSIONE
Destra e Sinistra. Il “nuovo”.
Si è aperto in questi giorni un interessante dialogo fra Alessandro Monicelli e Fabio Mazali. Galeotto fu il post in solidarietà ad Antonio Ingroia e i commenti che ne seguirono… Sia Fabio Mazali che Giuliana Pons hanno infatti ritenuto inopportuno l’intervento del magistrato al convegno dei Comunisti italiani.
Poichè il dibattito è avvenuto per mail e non su questo blog, ne riportiamo qui gli stralci (col consenso delle parti!).
Chiediamo al lettore lo sforzo non semplice di dover distinguere gli interlocutori in base al colore. Buona lettura.
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Destra e sinistra: davvero il “nuovo” passa dal superamento di questo dualismo ottocentesco?
E’ la domanda che traspare da ogni discussione e conflitto non solo politico, ma culturale e me la ritrovo, pari pari, in un messaggio con il quale mi si “contesta”
(1 – Alessandro, non contesto nulla, non me lo permetterei mai; sarebbe da parte mia una scorrettezza e una mancanza di educazione … il senso della mia e-mail – più che vederla come una sollecitazione – era quello esposto sopra e nulla più)
l’omaggio che ho voluto tributare al magistrato Ingroia che, definitosi “Partigiano della Costituzione” ad un dibattito del congresso del PdCI, era stato violentemente attaccato da uomini del governo della, ahimè, “destra” (fascista e s-fascista) che gestisce il potere in Italia negli ultimi 20 anni.
(2 – Se proprio vogliamo parlare di destra, preferirei aver a che fare con quanto ha scritto Cordero spesso su Repubblica: la vera destra era quella liberista che vedeva nello stato un controllore, certo non coercitivo – e qui si apre tutta la questione del “controllo statale” -, ma un controllore ed in cambio ammetteva una forte legalità perché capiva benissimo che il mercato aveva bisogno di regole da rispettare … mica na robetta … questa destra cosa ha a che fare col PDL? Credo che quella italiana degli ultimi 17 anni non abbia avuto nulla a che fare con quel tipo di destra … ecco perché, ma forse sbaglio, dire fascista e s-fascista a questa destra non ha senso; e non lo ha neppure perché così si toglie senso al valore storico che ha la parola fascista; forse lo ha perché dentro nel PDL ci sono numerose persone che arrivano dall’MSI? … non sono uno storico, attenzione, e quindi potrei commettere gravi errori).
Ma evidentemente le idee sono confuse non solo a destra…
(3 – sì, certo, forse sono confuse, ma forse no! Forse sono idee che vogliono scavalcare questo famoso dualismo, senza mettere in dubbio valori condivisi, già acquisiti, dati spesso per scontati; è questo per me il punto fondamentale: superare il dualismo dentro cui ancora vogliamo stare senza capire che il mondo esterno è sfarinato in tanti rivoli che cercano una collocazione; e questo è l’altro errore: cercare per forza una collocazione dentro un recinto storico sorpassato dall’evolversi della realtà (questo non significa per nulla dire che il passato va dimenticato, che le idee devono essere buttate o rottamate, o che ci sono valori fondanti, quelli nella Costituzione, della nostra società cui dare minor peso – giustizia, scuola, formazione, lavoro, impresa ecc – ma che devono essere riviste, cambiate, migliorate per innestarsi nella realtà: attenzione, oggi, la realtà corre più veloce delle idee e quindi pongo un altro problema: se la realtà supera la fantasia, come sostiene qualcuno, e anche le idee spesso inseguono l’evolversi dei cambiamenti sociali, commettiamo un errore o no nel pensare che le nostre idee, di qualunque tipo, possano incidere sulla realtà stessa? E così facendo non commettiamo forse un duplice errore nel volerle ancora inserire in un recinto, dx o sx (nel senso che definirei, forse sbagliando, “classico degli ultimi 65 anni”), di quel tipo?).
Ingroia non ha certo bisogno della mia difesa: ma credo che in questo momento di grande smarrimento dei valori civici, sia di grande insegnamento chi non lesina come lui (nelle scuole – come Gerardo Colombo!, nelle interviste, nelle manifestazioni pubbliche, ovunque lo chiamino – anche nei partiti che hanno perso significato storico – testimonia da che parte sta.)
(4 – Non ho alcun dubbio di dove stia Ingroia, ma forse io sto da un’altra parte? NO, assolutamente NO. E’ proprio qui l’errore, pensare che se uno è di sinistra deve essere l’unico che sta per valori che per me sono condivisi – per molti dovrebbero esserlo – quali la giustizia, il rispetto per l’individuo, l’attenzione per il più debole ecc. Per me quei valori fondanti nella Costituzione – e diciamolo: la più bella che possa esserci, soprattutto per quanto concerne il Titolo I° – sono già nel mio DNA e in quello di moltissime persone, che non si rivedono più in quel dualismo).
E sì, caro Fabio, bisogna sapere scegliere da quale parte si sta non per perpetrare vecchi schemi, ma per incarnare valori.
(5 – Mi spiace, non concordo: per me i valori fondanti che come stato, nazione, società civile, ci siamo dati, grazie a quel dualismo, alle lotte del 900, vengono prima, proprio perché già nei nostri DNA, di ogni dualismo; insomma è come dire, prima di iniziare a giocare una qualsiasi partita, che ci sono regole precise, di tutti (ottenute dal passato, da scontri del passato, da lotte, guerre, battaglie, dialettica ecc), che ci permettono di giocare una partita onestamente che il migliore vincerà – sapendo che un giorno tocca a me vincere, un giorno a te -; però questo non ferma la possibilità di modificare le regole, di trovarne delle nuove nel momento in cui una partita ti mette di fronte a questioni nuove e non è onesto dire che le eventuali nuove regole devono essere trovate, ad esempio, solo dagli allenatori o messe dentro un percorso scritto da chi ci precede … non ha senso la storia così!!! Non ha senso la vita!!! Se mi rifaccio al concetto di Democrazia, non è forse nata ad Atene ma ammetteva comunque l’esistenza degli schiavi? Ora siamo ad un nuovo concetto di democrazia … si è arrivati alla web-democrazia, sulla scorta della quale stanno avvenendo infiniti cambiamenti sociali ovunque ti giri con lo sguardo).
Buttiamo a mare tutto, destra, sinistra, centro, fascisti, comunisti, partigiani (ma perché li hai messi fra parentesi dopo comunisti come fossero la stessa cosa – la storia ci dice che partigiani furono chi scelse di stare “contro” il fascismo e questi furono comunisti, socialisti, repubblicani, liberali, cattolici, azionisti -)… e poi?
(6 – In questo non sono stato attento; non ho pensato a quanto mi sottolinei tu; non c’era alcun intento diretto o dietrologico nell’accostare quelle parole che hanno un valore importante; non era mia intenzione sminuirne il valore, il passato, le persone che hanno incarnato quei valori – tanto per esser concorde con te: il miglior Presidente della Repubblica che abbiamo avuto fu Pertini, per me; e conosciamo benissimo la Sua storia -; ma i motivi son due, forse, dell’accostamento: uno, quando si scrivono e-mail, sai benissimo che la velocità o la fretta ti costringe a tagliar corto, senza troppo badare ad accostamenti, errori ecc; secondo, e questo per me è importante, questi 17 anni sono stati una tragedia, un pezzo della nostra storia da lasciare ai libri di storia (ed anche di sociologia … fin anche di antropologia); anni in cui qualcuno, mister B. ed i suoi sodali, ha voluto per motivi strettamente personali – un nemico, che esista o meno, per gli interessi di pochi, lo devi sempre avere e quindi lo devi creare se non esiste … ragionamento che faccio se sto dentro il circuito “o con me o contro di me” – ricreare un nemico che non c’era più dall’89. Ed anche a sinistra siamo stati al gioco … abbiamo commesso l’errore grave di metterci dentro una battaglia del tipo “contro di te” … non abbiamo avuto l’autorevolezza di sbeffeggiare quel tentativo con forza … così han perso di valore anche parole importanti della nostra storia che ci han portato fin qui).
La storia non si butta mai via, ma la si studia con l’attenzione che meritano i materiali fondamentali della vita.
Come un buon contadino sceglie con cura i semi da far fecondare, cosi’ l’uomo dell’oggi sceglie i valori su cui costruire la sua vita e quella della società in cui gli è dato di vivere e scegliere vuol dire selezionare, vuol dire accogliere e rifiutare, vuol dire schierarsi da una parte e non dall’altra.
Credi che senza storia e senza memoria si possa costruire il nuovo che oggi va tanto di moda in uomini che poi si rivelano piccoli e che non si accorgono nemmeno di dire cose vecchie solo perché “twittano” e “bloggano” e “chattano”…
(7 – Appunto: io la storia vorrei che fosse studiata, per bene, soprattutto quella del 900, perché è la storia da cui è nata questa Repubblica; e quindi mi schiero dalla parte di quei valori che partono dall’attuale Costituzione, come un dato di fatto, che andrebbe portata nelle scuole come faceva Calamandrei – “già, già, lo vorrei ancora qua”, tanto per usare Vasco un po’ rivisto -, ma che di sicuro non si ferma ad un di qua o di la, perché farei un errore gravissimo nei confronti delle nuove generazioni, come della mia, ossia quello di prendere in mano il carretto costruito da altri (quindi apprezzando lo sforzo per costruirlo) e di poterlo abbellire in assoluta autonomia, magari togliendo qualcosa per aggiungere altro).
(8 – Tutto quanto sostieni sotto, è pienamente condivisibile … ma io non lo vorrei trascinare dentro il solito dualismo per quanto detto sopra. E per me, se devo stare con qualcuno, è da stare con coloro che guardano ai più deboli, da sempre. Ma questo non significa porsi in antitesi con chi ha di più o non si accorge di avere di più; ogni nostro passo è fatto di azioni che comportano una presa di posizione, ma sempre più, da ora in avanti, queste prese di posizione non saranno più inscrivibili in un dualismo, ma in un pragmatismo che non offenda la dignità delle persone, in primis quelle più deboli).
Prendiamo come esempio uno slogan del buon Renzi (non è solo lui comunque), uno che si presenta col piglio sicuro di chi, oltre a sapersi muovere con furbizia e destrezza sul grande palcoscenico dell’apparire, non ha dubbi di rappresentare il nuovo: “sto con Marchionne senza se e senza ma!”. ( Cosa c’è di nuovo? A prescindere che personalmente di se e di ma me ne porto dietro tanti su questo come su altri tanti temi, ma in cosa consiste la novità? Non ti pare che sia una normalissima per non dire banale presa di posizione di fronte ad un conflitto sociale che da secoli pone il ricco contro il povero, il padrone contro il servo, il capitale contro il lavoro?
(9 – Forse … ma forse no: guarda che oggi la complessità del mondo è tale che il lavoro non esiste senza il capitale e viceversa … la situazione attuale è prima di tutto dovuta ad una crisi del sistema mondiale della produzione, non tanto della finanza, che viene in conseguenza del fatto che quel modello di produzione fordista – che ci arriva poi dalla rivoluzione industriale – non funziona più e quindi per mantenerlo in piedi esso si deve trovare nuovi porti in cui insediarsi a danno dei più deboli – si veda il mondo globale, come dici tu, con aziende che si spostano come il vento -; la crisi finanziaria è successiva e va vista come una conseguenza della prima crisi, iniziata già a fine anni 70. Tuttavia le due crisi insieme ci pongono un primo problema del tipo: come rivediamo il sistema mondiale economico? quindi PIL, piuttosto che FIL ecc? senza per forza stare dentro un dualismo come unica strada, sapendo che lavoro e impresa sono solo 2 aspetti di temi molto più complessi?).
Non c’è nulla di nuovo nel conflitto: nell’800 il capitale faceva lavorare 16 ore al giorno anche i bambini per un misero tozzo di pane, Bava Beccaris sparava cannonate sulla folla che chiedeva il pane, i terrieri facevano fare “san martino” a chi alzava la voce e lo sostituiva con qualcun altro che per fame si mostrava più arrendevole e si lasciava comprare per meno, l’industria aumentava i ritmi di produzione anche a scapito della salute, della sicurezza , della dignità della persona ed oggi, in questa fase avanzata del capitalismo globale e finanziarizzato, (il solo profitto è lo scopo) si “delocalizza” l’industria, si “riconverte” la produzione e si “precarizza” il lavoro (che bei termini per dire che si chiude la fabbrica, si licenziano gli operai e li si usa quando e come fa comodo).
Non c’è nulla di nuovo nello schierarsi con una delle parti: ci sono sempre state forze che stavano coi padroni di ogni tempo e chi tentava di contrastare questo processo chiedendo dignità, diritti, salari equi.
Che nome vogliamo dare a questo conflitto reale, che abbiamo davanti agli occhi e che sta spaccando il mondo fra i sempre più pochi che accumulano ricchezze ed i sempre più tanti (individui ed intere nazioni) sempre più poveri ed emarginati?
(10 – Concordo; però vorrei che si guardasse anche l’altra faccia della medaglia: è vero o non è vero che in alcune parti del mondo le condizioni generali di vita sono migliorate, o meglio, che ci sono moltissime persone che sono uscite dalla povertà rispetto alle loro condizioni precedenti? E che nel contempo, concordo, questo pone una serie di problemi sociali ed ambientali e di salute in quelle stesse zone? … insomma, quello che voglio dire è che arrivata l’ora di un approccio pragmatico alla complessità del mondo, sapendo che ci sono valori e diritti che vanno mantenuti però dentro un quadro nuovo).
Ma soprattutto, tu da che parte stai?
Io sono partigiano! Lo sono sempre stato.
(11 – Sullo stare, spero, sopra, di averti fatto comprendere dove sono; e quindi anche sul fatto di parteggiare, perché parteggio per la complessità e non per il dualismo, sapendo che ci sono, ripeto, diritti/doveri imprescindibili che troveranno grandi ostacoli anche nelle società diverse dalle nostre – dove per nostre intendo quelle europee -, e non solo nel mondo dell’impresa senza regole).
Io oggi sto con gli indignati: sono anni che personalmente lo sono ed usavo proprio questo termine per indicare la mia personale “ribellione” a questo stato di cose, almeno da quando ci siamo conosciuti nelle riunioni dell’amministrazione di Virgilio. Già allora sentivo l’insufficienza, l’inadeguatezza della politica che la classe dirigente metteva in atto ed allora non si era ancora toccato il fondo di questi terribili anni che stiamo vivendo.
(D’ACCORDISSIMO … E TU SAI QUANTO IO LO POSSA ESSERE).
Ho letto cose “diverse” a Davos e ho sentito e trovato discorsi nuovi al G8 di Genova e poi l’anno dopo alla Fortezza di Firenze, ma da una lato non vedo ancora “pensatori” forti in grado di far sentire questa voce di cambiamento e dall’altro il potere, tronfio della propria capacità finanziaria e comunicativa e dei mezzi leciti ed illeciti per mettere la sordina ad ogni vagito di protesta, fa in modo che solo falsi profeti di novità, cambino qualcosa perché nulla cambi davvero.
Con una gestione poliziesca e con la morte tragica di Carlo Giuliani hanno messo a tacere discorsi sulla finanziarizzazione dell’economia, sull’acqua pubblica, sul clima, sull’energia, sull’industria e sull’agricoltura, sull’ambiente … … hai sentito qualche politico che si interroghi su questi temi? Si deve tornare a far crescere il PIL…
(12 – verissimo … ma vorrei che si stesse anche con i piedi a terra: giustissimo parlare e agire perché tutto questo sia modificato, ma mentre discutiamo, parliamo, agiamo, il mondo procede e nel mondo dobbiamo starci, per cambiarlo … altrimenti il mondo va dove alcuni lo portano – finanza, banche, debito! Parliamo di debito? Se stiamo in questo concetto di economia, allora il debito va controllato e quindi se stiamo in Europa, dove la Germania ha messo più di altri, è giusto che ad un certo punto quelli tirino le orecchie a chi non sa stare alle regole, prima che crolli il sistema. Se invece vogliamo cominciare a discutere del fatto che il debito non è l’unico motore dell’economia, allora bisogna rivedere tutto … e cosa comporta questo? Fare come in Islanda? Forse.
E guarda oggi in che situazione economico finanziaria sta gran parte del mondo nelle mani della finanza, sull’acqua abbiamo dovuto fare anche in Italia un referendum perché non venisse privatizzata, il cambiamento di clima (di cui è colpevole questo sistema economico), unito alla destrutturazione del territorio, muta scenari umani in tragedie, la sovrapproduzione di beni resta inutilizzata e l’agricoltura non basta a sfamare la popolazione, la risposta insensata al bisogno sempre crescente di energia si tramuta in distruzione.
E no, caro Fabio, non serve a nulla pensare che basti superare la dialettica destra /sinistra o di nominare la resistenza (ma perché in Francia, per esempio, nessuno mette in discussione la Presa della Bastiglia che è di oltre due secoli fa? Forse perché è il simbolo di Fraternità, Eguaglianza e Libertà? E per noi, questo povero paese non ha forse avuto origine dalla lotta antifascista che ha prodotto una Costituzione senza della quale oggi saremmo senza difesa alcuna contro i protervi ed i prepotenti di questo tempo certamente non degno di memoria?): è ben oltre che si deve andare!
(13 – Concordo ed appunto bisogna andare oltre. Spero, sopra, di averti spiegato al meglio perché serve andare oltre un dualismo che è storia e che ci ha lasciato fondamentali valori da portarci dentro in un mondo, molto più variegato e complesso di quello del 900, con nuove sfide da vincere per nuovi valori che si aggiungano ad altri).
Hai aperto una bella discussione, chissà se altri la ravviveranno.
Con simpatia e grande stima.
Alessandro
Cordibella, cosa è successo a Mantova?
Per continuare il dibattito sul dopo-elezioni a Mantova, per concessione di Sergio Cordibella pubblichiamo parte della sua intervista apparsa per i tipi della Cronaca di Mantova il 14 maggio 2010.
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Qualche cosa di importante in forte discontinuità rispetto al passato è avvenuta con la sconfitta alle elezioni amministrative del centrosinistra ufficiale mantovano e con il passaggio del testimone a un sindaco del centrodestra. Se tuttavia si analizzano attentamente i numeri del ballottaggio, risulta evidente che il centrosinistra rimane maggioritario in città e che la vittoria di Nicola Sodano, per quanto non risicata, ha visto un incremento dei voti del centrodestra significativo, ma non clamoroso. Il fatto nuovo è, invece, il numero dei consensi ricevuti dal sindaco uscente Fiorenza Brioni, che sono diminuiti rispetto al ballottaggio del 2005 di quasi 3mila unità. Questo significa che una parte consistente dell’elettorato del centrosinistra non è andato a votare”.
Le cause riguardano le divisioni profonde che negli ultimi anni hanno caratterizzato la vita del centrosinistra mantovano e, nello specifico, dei partiti maggiori di questo schieramento poi confluiti nel Pd..
Tutto parte da molto lontano, dalle vicende interne ai Ds con la conquista nel 1997 del controllo del partito da parte di un nucleo di funzionari provenienti dal Pci a danno di Giovanni Zavattini, primo candidato non funzionario a segretario dei Ds. Questo avveniva nel congresso del 1997 perso da Zavattini per un pugno di voti. Da allora la storia di questo partito, poi confluito nel Pd, è stata caratterizzata quasi esclusivamente dalle intese o dai conflitti di questo ristretto gruppo dirigente che aveva assunto il potere interno.
Nel corso di questi anni sono stati sottovalutati, colpevolmente, i numerosi segnali di disagio dell’elettorato di centrosinistra che si sono espressi nella nostra provincia attraverso le sconfitte che si sono susseguite in alcune storiche roccaforti della sinistra che sembravano inattaccabili.
C’è stato un gravissimo errore di valutazione.
Il gruppo dirigente sembrava ritenere che, sulla scorta della contrapposizione tra centrosinistra e centrodestra a livello nazionale e del pericolo impersonato da Berlusconi, il popolo del centrosinistra avrebbe comunque votato anche a Mantova per il proprio schieramento. E’ avvenuto invece che l’astensionismo che nelle consultazioni locali aveva da sempre penalizzato il centrodestra, soprattutto nelle tornate elettorali per la Provincia, ha colpito pesantemente il centrosinistra mantovano. D’altra parte quando per troppe volte si i costringono i propri elettori a votare turandosi il naso alla lunga si viene puniti.
Anche le candidature hanno avuto il loro peso nella vicenda.
A Sodano è riuscito il miracolo di essere il candidato di tutto il centrodestra, mentre la Brioni era la candidata solo di una parte del centrosinistra… Quasi la metà del Pd cittadino era contraria e strati importanti della cittadinanza mantovana erano critici nei confronti della loro amministrazione. Nella vicenda sono stati fatti errori gravissimi dal gruppo dirigente non solo mantovano del Pd, non so se per incapacità o impotenza. Resta il fatto di una direzione politica del tutto inadeguata.
Il Patto Nuovo di Zaniboni
[L’opinione che la causa della sconfitta sia da attribuire all’operazione di Antonino Zaniboni e del Patto Nuovo] è una spiegazione semplicistica e non convincente, comunque ricorrente nel centrosinistra. Il problema è che non ci si è resi conto che indipendentemente dal giudizio che possiamo dare sulla persona o sulla storia politica di Zaniboni, lui e i suoi sostenitori hanno interpretato un disagio reale e un giudizio critico piuttosto diffuso nei confronti del Pd da una parte e dell’Amministrazione Brioni dall’altra. E’ troppo comodo affermare che si è perso per le patetiche ambizioni di qualche vecchio politico che si sono tradotte poi in una iniziativa di rottura. D’altra parte si tratta di un atteggiamento non nuovo. Ricordo che nel 2000 quando mi presentai contro Burchiellaro fui oggetto di una pesantissima campagna di denigrazione da parte del gruppo dirigente in questione, con la complicità compiacente, peraltro, della Gazzetta di Mantova del direttore Baraldi. Tranne poi procedere da parte dello stesso gruppo dirigente senza alcuna autocritica alla stroncatura di quella esperienza amministrativa e alla demolizione sul piano personale dello stesso Burchiellaro. Ma allora chi aveva ragione nel 2000? C’è comunque dell’altro nella sconfitta odierna: non sono stati solo gli scontri interni tra fazioni concorrenti a determinarla.
Separazione Pd – Società civile.
In realtà il Pd e le Amministrazioni che ha espresso scontano un progressivo isolamento rispetto alle forze più vive e dinamiche della società mantovana. Mi sembra che siano andate perdute relazioni importanti e la capacità di rappresentare realtà significative, sociali, economiche e culturali, della città e del territorio. Ad esempio c’è ormai una separazione tra partito e mondo intellettuale, e lo stesso vale per altri settori della società mantovana. C’è stata una chiusura autoreferenziale al proprio interno e i problemi reali della città e della gente sono rimasti sullo sfondo. Nei loro dibattiti si è quasi sempre parlato d’altro. C’è stato anche un abbandono, talvolta polemico tralaltro silenzioso di personalità e pezzi importanti della società locale indotti ad allontanarsi. Devo dire con grande soddisfazione degli attuali dirigenti, perchè tanti possibili concorrenti che potevano insidiare le loro ambizioni se ne andavano. Ma è soprattutto una povertà di elaborazione culturale a caratterizzare il Pd mantovano, che si traduce poi in una azione politica inefficace o assente. Così bisogni e interessi importanti rimangono senza risposte, senza interventi concreti che non siano di generica propaganda. La sanità ne è un esempio, ma ce ne sono molti altri.
Il dibattito che si è sviluppato sulla sconfitta all’interno del Pd mi sembra molto deludente perché, oltre al rimpallo delle responsabilità, non c’è stata un’analisi all’altezza di quello che è avvenuto. Chi non è andato a votare o chi addirittura ha votato per altri candidati e altre liste, diverse da quelle del centrosinistra ufficiale, non l’ha fatto per ragioni “ignobili”, ma aveva delle motivazioni importanti che esigono rispetto e considerazione. Se i dirigenti del Pd non capiscono questo e pensano, come sempre hanno fatto, di imputare al “tradimento” degli altri la loro sconfitta, se non cercano di comprendere le ragioni di chi si è dissociato rispetto alle loro scelte, io credo che il processo di ricomposizione del centrosinistra mantovano non sarà possibile e che le divisioni che si sono determinate continueranno ad approfondirsi, o comunque a non essere ricomposte.
Settis lascia il Centro Te
Credo che sia legittimo che una nuova Amministrazione possa scegliere di collocare nei posti strategici le personalità che meglio interpretano i propri progetti e i propri programmi. Tuttavia nella vicenda Settis è il modo con cui si è arrivati alle sue dimissioni che lascia sconcertati e perplessi. Una personalità come l’ex-presidente del Comitato scientifico del Centro Te non può essere licenziato per interposta persona. Si poteva agire in modo più civile e rispettoso delle persone. Penso poi che nella vicenda qualcuno abbia travalicato le proprie funzioni, e non mi riferisco al Sindaco. Anche gli “amici” troppo zelanti possono far danni.
Dopo elezioni a Mantova. L’impegno volontario attende l’apertura dei partiti.
Il Pd di Mantova e il Pd di Virgilio, interpellati, non hanno voluto rispondere a questo articolo.
“Sentinella, a che punto è la notte?“[v.]
Politica ufficiale
Per quanto riguarda il maggior partito (ora solo di opposizione), la prima e ovvia impressione che si coglie dall’esterno è che ancora una volta nulla cambi, che chi porta la totale resposabilità politica di questa situazione si riproponga come fautore di una diversa quanto non ben precisata stagione politica, che ancora una volta più che un dibattito aperto e franco si sia reinnescato l’ennesimo regolamento di conti fra le correnti, che “il radicamento sul territorio e l’apertura alle istanze diverse della società” restino un puro slogan senza contenuto, non verificandosi di fatto alcuna vera apertura del partito a nulla di diverso da sè, senza alcuna attenzione a quanto nonostante tutto gli lievita attorno e mantenendolo così ben vincolato alle logiche correntizie e personali che lo hanno fin qui guidato e contraddistinto. Non sembra proprio che si sia in grado di cogliere la profondità delle cause di queste sconfitte ripetute, che affondano le sue radici nella profonda debolezza culturale che ha portato la sinistra a una perdita grave di identità, allo smarrimento di valori chiari, certi e condivisi, al rapporto vivo con le speranze delle persone, a rappresentare uno sguardo sul futuro verso cui indirizzare il cammino della società. Sembra piuttosto che la dirigenza e il personale politico viva una “coazione a ripetersi” in ogni circostanza (ormai purtroppo numerosissime): mantenere le proprie posizioni.
VIRGILIO
Società civile
Conclusioni
Nella scuola regna sovrana la confusione
Pubblichiamo nella sezione DISCUSSIONE un commento di Morena Madaschi sulla Scuola, in riferimento a questo post.
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Nella scuola regna sovrana la confusione.
Non è solo una sensazione, sta purtroppo diventando una certezza perchè mi accorgo (io, persona mediamente interessata alla politica attiva ma attenta “ascoltatrice” delle voci e degli umori miei e altrui) e noto con sconforto che risposte semplici a domande semplici, riguardanti questioni “normali” di vita scolastica, non si trovano, o meglio, se ne trovano tante a volte anche contradditorie. Si cerca l’ omogeneità nel dare le risposte, ci si rifà alla normativa ma poi……..sarà quella giusta? …..sarà giusta l’interpretazione?…….ma nella tal scuola fanno così………il tal collega fa così…..
Alla fine si rimane spesso senza risposta, nell’incertezza e affidandosi al buon senso e all’esperienza.
Solo l’annosa questione della valutazione, dopo l’introduzione dei VOTI, (con la quale “scoperta” – soprattutto quella del voto in condotta – sembrava che si risolvessero i problemi legati al rendimento e alla convivenza civile) ci ha lasciati con una manciata di numeri, che peraltro conosciamo benissimo, ai quali dobbiamo dare noi le definizioni, i pesi e le declinazioni giuste.
Il voto è trasparente e obiettivo …anche per i bambini che hanno criticità tali per cui risulta molto difficile “rinchiuderli” in un numero, quel numero che dovrebbe andare bene per tutti al di là delle performances di ciascuno.
Già, è vero, sono previsti i PERCORSI INDIVIDUALIZZATI: in classi con oltre 25 alunni, con la presenza di bambini stranieri (anche oltre la famosa soglia del 30%), di bambini che vengono da altre realtà sociali (figli di emigranti precari ), con un buon numero di “casi critici” (gli alunni in disagio scolastico per vari motivi – dalle difficoltà di apprendimento alle problematiche sociali, famigliari, affettive…. – sono mediamente 4 o 5 per classe), senza ore di compresenza (vengono impiegate per le supplenze brevi e lunghe) che permettano di realizzare un percorso costante e coerente, direi che è piuttosto difficile. E’ vero anche che se seguiamo alla lettera i MODULI che dobbiamo compilare seguire, aggiornare, fotocopiare abbiamo buona parte del lavoro fatto……ma scherziamo?! La guerra si combatte sul campo, con le risorse e gli strumenti opportuni, poi ci possono stare anche le carte.
Mah, sarà l’età della canizie, sarà che in questa giornata di protesta vedo tutto più nero, sarà l’amarezza nel notare che mi avvio alla fine della carriera lavorativa con un senso di incompiutezza, di irrisolto, di confuso, che offuscano la speranza nel futuro.
Ho sempre creduto che alla base di una “buona persona libera” ci debba essere una buona preparazione culturale e un’apertura sociale ampia che tengano rinnovate la curiosità e la speranza……qualcosa si sta sgretolando.